I suoli di cui dispone l’azienda hanno due diverse origini e composizioni.

  • I terreni collinari fanno parte di anfiteatro morenici connessi all’apparato glaciale atesino, costituiti da depositi glaciali prevalentemente sovraconsolidati, dove si possono rinvenire suoli molto diversi. Le tessiture del substrato sono uniformemente franco-sabbiose a scheletro prevalente.
  • I terreni situati ai piedi delle colline fanno parte della pianura alluvionale risalente al pleni-tardiglaciale Wurm. La superficie modale dei terrazzi è costituita da sottile copertura franco sabbiosa argillosa che copre materiale ghiaioso-sabbioso e i suoli sono ben differenziati e arrossati.

Rispettando le vocazioni di queste due tipologie di terreno, nella zona collinare con tessitura franco sabbiosa si coltivano prevalentemente vitigni a bacca bianca e olivi, mentre in quella sottostante con tessitura franco sabbiosa argillosa prevalgono i vitigni a bacca rossa e le cultivar di melo.

Varietà di vite coltivate:

a bacca bianca:

Chardonnay, Riesling, Trebbianello, Trebbiano Toscano, Garganega, Incrocio Manzoni,

a bacca nera:

Merlot, Cabernet Sauvignon, Rondinella, Sangiovese, Corvina, Corvinone.

Molta cura è stata dedicata fin dall’inizio al rinnovo dei vigneti: i reimpianti di Corvina e Rondinella, tra le vecchia varietà a bacca nera, e del Trebbianello fra quelle a bacca bianca, sono stati effettuati utilizzando le marze ricavate da viti preesistenti, identificate mediante selezione massale. Altrettanto è stato fatto successivamente per il trebbiano toscano, e infine selezionando esemplari validi di garganega spargola.

I vigneti più vecchi, impiantati agli inizi degli anni 70 sono allevati a Cazenave con una densità di 3.000 ceppi per ettaro. Anche se questa forma di allevamento non rientra nell’attuale filopsofia dell’azienda, la loro importante età (40 anni) permette di ottenere ottime uve. Per questo motivo, il loro estirpo viene deciso solo in presenza di rilevanti fallanze.

Con l’inizio degli anni 90 si è proceduto a una graduale riconversione dei vigneti con il passaggio a forme di allevamento più contenute, con una maggior densità d’impianto. Le forme di allevamento sono  Guyot Poussard e  Cordon de Royat: la prima usata per le varietà autoctone, la seconda  per i vitigni internazionali. La densità d’impianto va dalle 7.000 piante per ettaro nelle zone collinari alle 5.000 piante per ettaro in quelle sottostanti. I filari vengono inerbiti alternati con sovesci di miscugli vari per favorire la fertilità del suolo e la sua biodiversità. Vi è installato un impianto per l’irrigazione di soccorso, indispensabile per salvare le piante dallo stress idrico durante le estati troppo siccitose.

Si è cercato il più possibile, di limitare l’impatto sull’ambiente mediante la difesa integrata contro gli attacchi parassitari. Apparecchiature elettroniche che tengono sotto controllo tutte le variabili meteorologiche permettono di intervenire contro peronospora, oidio e botrytis solo quando è strettamente necessario, identificando cioè il momento in cui le condizioni climatiche permettono lo sviluppo di queste infezioni nei vigneti. E la ricerca della qualità si traduce in una resa tenuta volutamente molto bassa: mediamente circa 80 quintali per ettaro per le uve a bacca rossa, 10-20 quintali in più per quelle a bacca bianca.

La cantina di vinificazione, costruita nel 1980 e continuamente aggiornata nelle attrezzature, dispone di vasi vinari in acciaio inox per 3500 ettolitri ed è articolata in modo insolito, giacché può contare sulle sinergie con altri impianti installati in azienda: celle frigorifere destinate alla conservazione della frutta, per esempio vengono sfruttate per praticare la criomacerazione delle uve. Dimensionato sulle misure dell’azienda il fustame in legno: quattro botti da trenta ettolitri in rovere di Slavonia per la maturazione del Bardolino Superiore e 35 barriques da 225 litri in rovere di Allier per l’affinamento dei vini di maggior impegno.

Gli olivi sono allevati a policono¸ con una densità di 400 piante per ettaro.